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La
Stele di Merenptah o Stele d'Israele è una stele di granito nero
fatta erigere dal sovrano egizio Amenhotep III (regno circa 1387
a.C.-1348 a.C.) e modificata successivamente da Merenptah (regno
circa 1213 a.C. -1203 a.C.). Riporta la data "Quinto anno, terzo
mese di Shemu, terzo giorno", corrispondente circa al 1209-1208
a.C. È stata ritrovata nel 1896 da Flinders Petrie presso il tempio
funerario di Merenptah a Tebe ed attualmente è conservata al Museo
egizio del Cairo.
La
stele riporta il resoconto di una vittoria militare contro i popoli
Libu e Mashuash nell'attuale Libia. Nelle ultime righe è narrata
l'esito vittorioso di una diversa spedizione militare condotta da
Merenptah verso la terra di Canaan. Tra i popoli e le città
sconfitti viene elencato ysrỉr.
Da
molti studiosi moderni ysrỉr viene identificato con Israele. Si
tratterebbe pertanto della prima testimonianza storica extrabiblica
relativa al popolo ebraico.
Il
nome ysrỉr non è accompagnato, come accade per le città o stati
presenti nella lista, dall'ideogramma raffigurante tre montagne
stilizzate indicante un paese o stato. L'ideogramma associato invece,
un uomo e una donna, indica una popolazione di natura nomade.
Papiro
di Ipuwer
Il
Papiro di Ipuwer (il cui nome ufficiale è Leiden I 344 recto) è un
papiro egizio scritto in ieratico durante la XIX dinastia, esposto
oggi al National Museum of Antiquities a Leida, nei Paesi Bassi. Esso
contiene le Lamentazioni di Ipuwer, un'opera letteraria incompleta la
cui composizione originale risale a non prima della tarda XII
dinastia.
Trama
Nel
poema, Ipuwer si lamenta che il mondo è stato completamente rigirato
su sé stesso: una donna che prima non aveva nemmeno una scatola ora
possiede molti mobili, una ragazza che per specchiarsi doveva andare
al fiume ora ha uno specchio, mentre l'uomo un tempo ricco ora è
coperto di stracci. Ipuwer pretende che il "Signore di ogni
cosa" – un titolo che può riferirsi tanto al faraone quanto
al dio-sole creatore – distrugga i suoi nemici e si ricordi dei
suoi doveri religiosi. A ciò segue una descrizione dei violenti
disordini a cui è sottoposto l'Egitto: non c'è più alcun rispetto
per le leggi e persino la tomba del faraone all'interno della
piramide è stata violata. La storia continua con una descrizione di
tempi migliori ormai passati, finché non si interrompe
improvvisamente a causa dell'incompletezza del papiro. È plausibile
che il poema terminasse con una risposta del "Signore di ogni
cosa", o con la profetizzazione dell'arrivo di un valente
faraone che potesse ristabilire lo status quo.
Discussione
Il
Papiro di Ipuwer è stato datato a non prima della XIX dinastia,
intorno al 1250 a.C. mentre l'opera in sé – le Lamentazioni – è
molto più antica, ed è databile alla tarda XII dinastia.
Un
tempo si riteneva che le Lamentazioni rappresentassero un quadro
realistico ed obiettivo dei disordini risalenti all'inizio del Primo
Periodo Intermedio. Al giorno d'oggi, tuttavia, si ritiene che le
Lamentazioni di Ipuwer, così come le Lamentazioni di
Khakheperraseneb, non siano altro che opere di propaganda reale,
entrambe ispirate dalla Profezia di Neferti, un'opera anteriore. Le
tre opere, infatti, hanno in comune il tema dello stato egizio
ridotto ormai allo sbando e della necessità di un sovrano risoluto
che possa sconfiggere il caos e restaurare la maat. L'egittologo
inglese Toby Wilkinson ha quindi suggerito che le due lamentazioni
(Ipuwer e Khakheperraseneb) possano essere state composte durante il
regno di Sesostris III, un faraone ben noto per il suo uso della
propaganda. Ad ogni modo, Ipuwer non è una fonte attendibile
riguardo ai fatti del Primo Periodo Intermedio, a causa del grande
intervallo temporale trascorso tra la sua composizione originale e la
copia esposta a Leida.
Le
Lamentazioni sono state considerate come il più antico trattato di
etica politica giuntoci; queste convengono che un buon re è quello
che punisce i funzionari ingiusti, compiendo così il volere degli
dei. Si tratta di una lamentazione analoga a quelle sumere, in cui
viene narrato uno scenario cupo per contrapporlo ad un futuro ideale.
Ipuwer
ed il Libro dell'Esodo
L'archeologia
non ha fornito prove a supporto dell'Esodo, e la maggior parte degli
studiosi di storia d'Israele non lo considera più di alcuna
rilevanza storica. Nonostante ciò, nella letteratura popolare le
Lamentazioni di Ipuwer sono state spesso citate come una conferma al
racconto biblico, soprattutto per un'affermazione riguardante "il
fiume di sangue" – presunto riferimento alla prima delle dieci
piaghe d'Egitto – e la ripetuta menzione di servi in fuga.
Un'estensione della stessa idea propone che sia le Lamentazioni che
il Libro dell'Esodo facciano riferimento all'eruzione minoica,
avvenuta verso la metà del secondo millennio a.C.. Queste ipotesi
non tengono conto delle numerose contraddizioni tra le Lamentazioni e
l'Esodo (ad esempio, il fatto che gli asiatici giungano in Egitto nel
primo, mentre ne escano nel secondo), mentre affermazioni come "il
fiume di sangue" possono riferirsi al colore dei sedimenti del
Nilo durante piene particolarmente intense, o più semplicemente
un'immagine poetica dei disordini.
Piedistallo
di statua del museo di egittologia di Berlino
Il
piedistallo di statua del museo di egittologia di Berlino (XV secolo
a.C.), in cui comparirebbe il nome Israele.
Il
Papiro di Brooklyn
Il
Papiro di Brooklyn 35.1446 rinvenuto a Tebe, è un documento egizio
risalente alla XIII dinastia che contiene un lungo elenco di nomi di
servitori della corte di Khutawy, con il loro grado ed i compiti
ripartiti tra uomini e donne.
Il papiro cita anche il
visir Ankhu che assieme ai suoi funzionari riceve in dono, per ordine
del sovrano, del cibo e tra i vari argomenti viene citata anche
l'organizzazione del lavoro.
L'interesse
storico del papiro risiede nella circostanza che 45 dei nomi, su 79,
sono palesemente asiatici, confermando come, poco prima del
cosiddetto periodo hyksos, la presenza in Egitto di genti provenienti
dalla Palestina fosse rilevante.
Nel
papiro vengono anche citati gli Hapiru, una popolazione nomade
palestinese. Questo nome è stato associato, da alcuni storici, agli
Ebrei. Se questa associazione fosse corretta si tratterebbe di una
delle prime citazioni di tale popolo.
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