mercoledì 11 luglio 2018

Fonti storiche per Esodo


Tratto da Wikipedia



Stele di Merenptah

La Stele di Merenptah o Stele d'Israele è una stele di granito nero fatta erigere dal sovrano egizio Amenhotep III (regno circa 1387 a.C.-1348 a.C.) e modificata successivamente da Merenptah (regno circa 1213 a.C. -1203 a.C.). Riporta la data "Quinto anno, terzo mese di Shemu, terzo giorno", corrispondente circa al 1209-1208 a.C. È stata ritrovata nel 1896 da Flinders Petrie presso il tempio funerario di Merenptah a Tebe ed attualmente è conservata al Museo egizio del Cairo.

La stele riporta il resoconto di una vittoria militare contro i popoli Libu e Mashuash nell'attuale Libia. Nelle ultime righe è narrata l'esito vittorioso di una diversa spedizione militare condotta da Merenptah verso la terra di Canaan. Tra i popoli e le città sconfitti viene elencato ysrỉr.

Da molti studiosi moderni ysrỉr viene identificato con Israele. Si tratterebbe pertanto della prima testimonianza storica extrabiblica relativa al popolo ebraico.

Il nome ysrỉr non è accompagnato, come accade per le città o stati presenti nella lista, dall'ideogramma raffigurante tre montagne stilizzate indicante un paese o stato. L'ideogramma associato invece, un uomo e una donna, indica una popolazione di natura nomade.




Papiro di Ipuwer


Il Papiro di Ipuwer (il cui nome ufficiale è Leiden I 344 recto) è un papiro egizio scritto in ieratico durante la XIX dinastia, esposto oggi al National Museum of Antiquities a Leida, nei Paesi Bassi. Esso contiene le Lamentazioni di Ipuwer, un'opera letteraria incompleta la cui composizione originale risale a non prima della tarda XII dinastia.

Trama

Nel poema, Ipuwer si lamenta che il mondo è stato completamente rigirato su sé stesso: una donna che prima non aveva nemmeno una scatola ora possiede molti mobili, una ragazza che per specchiarsi doveva andare al fiume ora ha uno specchio, mentre l'uomo un tempo ricco ora è coperto di stracci. Ipuwer pretende che il "Signore di ogni cosa" – un titolo che può riferirsi tanto al faraone quanto al dio-sole creatore – distrugga i suoi nemici e si ricordi dei suoi doveri religiosi. A ciò segue una descrizione dei violenti disordini a cui è sottoposto l'Egitto: non c'è più alcun rispetto per le leggi e persino la tomba del faraone all'interno della piramide è stata violata. La storia continua con una descrizione di tempi migliori ormai passati, finché non si interrompe improvvisamente a causa dell'incompletezza del papiro. È plausibile che il poema terminasse con una risposta del "Signore di ogni cosa", o con la profetizzazione dell'arrivo di un valente faraone che potesse ristabilire lo status quo.

Discussione

Il Papiro di Ipuwer è stato datato a non prima della XIX dinastia, intorno al 1250 a.C. mentre l'opera in sé – le Lamentazioni – è molto più antica, ed è databile alla tarda XII dinastia.

Un tempo si riteneva che le Lamentazioni rappresentassero un quadro realistico ed obiettivo dei disordini risalenti all'inizio del Primo Periodo Intermedio. Al giorno d'oggi, tuttavia, si ritiene che le Lamentazioni di Ipuwer, così come le Lamentazioni di Khakheperraseneb, non siano altro che opere di propaganda reale, entrambe ispirate dalla Profezia di Neferti, un'opera anteriore. Le tre opere, infatti, hanno in comune il tema dello stato egizio ridotto ormai allo sbando e della necessità di un sovrano risoluto che possa sconfiggere il caos e restaurare la maat. L'egittologo inglese Toby Wilkinson ha quindi suggerito che le due lamentazioni (Ipuwer e Khakheperraseneb) possano essere state composte durante il regno di Sesostris III, un faraone ben noto per il suo uso della propaganda. Ad ogni modo, Ipuwer non è una fonte attendibile riguardo ai fatti del Primo Periodo Intermedio, a causa del grande intervallo temporale trascorso tra la sua composizione originale e la copia esposta a Leida.

Le Lamentazioni sono state considerate come il più antico trattato di etica politica giuntoci; queste convengono che un buon re è quello che punisce i funzionari ingiusti, compiendo così il volere degli dei. Si tratta di una lamentazione analoga a quelle sumere, in cui viene narrato uno scenario cupo per contrapporlo ad un futuro ideale.

Ipuwer ed il Libro dell'Esodo

L'archeologia non ha fornito prove a supporto dell'Esodo, e la maggior parte degli studiosi di storia d'Israele non lo considera più di alcuna rilevanza storica. Nonostante ciò, nella letteratura popolare le Lamentazioni di Ipuwer sono state spesso citate come una conferma al racconto biblico, soprattutto per un'affermazione riguardante "il fiume di sangue" – presunto riferimento alla prima delle dieci piaghe d'Egitto – e la ripetuta menzione di servi in fuga. Un'estensione della stessa idea propone che sia le Lamentazioni che il Libro dell'Esodo facciano riferimento all'eruzione minoica, avvenuta verso la metà del secondo millennio a.C.. Queste ipotesi non tengono conto delle numerose contraddizioni tra le Lamentazioni e l'Esodo (ad esempio, il fatto che gli asiatici giungano in Egitto nel primo, mentre ne escano nel secondo), mentre affermazioni come "il fiume di sangue" possono riferirsi al colore dei sedimenti del Nilo durante piene particolarmente intense, o più semplicemente un'immagine poetica dei disordini.



Piedistallo di statua del museo di egittologia di Berlino

Il piedistallo di statua del museo di egittologia di Berlino (XV secolo a.C.), in cui comparirebbe il nome Israele.




Il Papiro di Brooklyn

Il Papiro di Brooklyn 35.1446 rinvenuto a Tebe, è un documento egizio risalente alla XIII dinastia che contiene un lungo elenco di nomi di servitori della corte di Khutawy, con il loro grado ed i compiti ripartiti tra uomini e donne.

Il papiro cita anche il visir Ankhu che assieme ai suoi funzionari riceve in dono, per ordine del sovrano, del cibo e tra i vari argomenti viene citata anche l'organizzazione del lavoro.


L'interesse storico del papiro risiede nella circostanza che 45 dei nomi, su 79, sono palesemente asiatici, confermando come, poco prima del cosiddetto periodo hyksos, la presenza in Egitto di genti provenienti dalla Palestina fosse rilevante.


Nel papiro vengono anche citati gli Hapiru, una popolazione nomade palestinese. Questo nome è stato associato, da alcuni storici, agli Ebrei. Se questa associazione fosse corretta si tratterebbe di una delle prime citazioni di tale popolo.


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