«Come incenso salga a Te la mia preghiera» (Sal 140,2)
L'incenso
è una gommoresina odorosa che, bruciando, profuma l'aria, la
purifica, la rende gradevole all'olfatto e, nei sacri riti,
predispone lo spirito all'incontro con Dio.
Questa
resina preziosa è prodotta da un arbusto che cresce spontaneamente
in Asia e in Africa. L'incenso
sgorga sotto forma di gocce dalle incisioni che vengono praticate
sulle piante che lo producono, e solidifica al contatto con l'aria.
La prima secrezione della pianta non ha alcun valore e viene gettata
via, la seconda è ritenuta mediocre e, soltanto la terza dà il
prezioso incenso, conosciuto fin dall'antichità da popoli di lingue
e culture diverse.
Usato
in molte e differenti occasioni, l'incenso è legato ad una ricca
simbologia profana e religiosa.
Alcuni
popoli orientali che praticavano il culto dei morti, credevano che il
fumo dell'incenso, salendo verso il cielo, guidasse le anime dei
defunti nell'al di là.
Presso
i pagani, l'incenso veniva bruciato davanti alle immagini degli dei e
davanti all'imperatore ad essi equiparato.
Nei
primi secoli del cristianesimo, numerosi cristiani furono
martirizzati per essersi rifiutati di compiere questo gesto
idolàtrico. In seguito, per distinguere il culto cristiano da quello
pagano, fu soppresso l'uso dell'incenso dalla liturgia e venne
ripristinato soltanto dopo l'editto di Costantino e la fine del
paganesimo.
Nel Culto d'Israele
Diamo
ora un rapido sguardo alla presenza dell'incenso nella liturgia
dell'Antico Testamento, iniziando dalla narrazione biblica in cui
Mosè ricevette dal Signore l’ordine di costruire un altare
speciale riservato all’incenso e legato al culto divino.
“Farai un altare sul quale bruciare l’incenso: lo farai di legno di acacia (...). Rivestirai d’oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d’oro (...). Porrai l’altare davanti al velo che nasconde l’arca della Testimonianza, di fronte al coperchio che è sopra la testimonianza, dove io ti darò convegno. Aronne brucerà su di esso l’incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina quando riordinerà le lampade e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore per le vostre generazioni (...). È cosa santissima per il Signore” (Es 30,1-10).
L’incenso,
veniva posto anche sopra le oblazioni bruciate sull’altare come
memoriale: “profumo soave per il Signore” (Cfr Lv 2).
Più
tardi, nel Tempio di Gerusalemme, nella ricorrenza annuale della
grande Espiazione ( in ebraico: Yom
Kippur),
il sommo sacerdote, oltrepassava il velo del Tempio ed entrava con
l’incensiere nel Santo dei Santi, per bruciarvi “due manciate di
incenso odoroso polverizzato”, allora, una nube densa e profumata,
avvolgeva ogni parte del luogo santissimo in cui era custodita l’Arca
dell’Alleanza (Cfr Lv16,12-13).
La
resina profumata dell’incenso, era fra i balsami pregiati che
componevano l’olio dell’unzione sacra, usato per la consacrazione
del santuario, del Sommo Sacerdote Aronne e dei suoi figli (Cfr Es
30,22ss). In Israele, si incensavano le persone, gli
oggetti, e i luoghi riservati al culto del Dio Unico. Tutti coloro
che partecipavano al culto divino, erano invitati ad effondere un
soave profumo spirituale: “Ascoltate, figli santi...Come incenso
spandete un buon profumo” (Sir 39,13-14).
Nel Cristianesimo
All'inizio
del Vangelo di Luca, troviamo una figura straordinaria: il Sacerdote
Zaccaria. Egli sta tra l’Antico e il Nuovo Testamento ed ha un
ruolo molto importante nella storia della salvezza. Questo sacerdote
dell’Antica Alleanza, ha ricevuto un annuncio speciale da parte di
Dio mentre “officiava davanti al Signore nel turno della sua
classe”.
Zaccaria
si trovava nel Santo (l’ambiente del Tempio di Gerusalemme che
precedeva il Santo dei Santi) per “fare l’offerta dell’incenso.
Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso.
Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra
dell’altare dell’incenso” (Lc 1,9-11).
Era
l’angelo Gabriele che recava al vecchio sacerdote l’annuncio
della nascita di Giovanni Battista. Il luogo, l’ora e il compito
sacerdotale che Zaccaria si apprestava a svolgere, situano l’annuncio
della nascita del Battista in un clima sacro di preghiera
e di offerta spirituale.
L’incenso,
legato al culto degli Israeliti, sarà più tardi presente, con la
sua ricca valenza simbolica, anche nella liturgia cristiana,
soprattutto nella Chiesa di oriente.
Nel
Vangelo di Matteo, viene descritto l’omaggio fatto a Gesù da
alcuni personaggi misteriosi: i Magi. Costoro, giungendo dalle
lontane terre di oriente per incontrare il “re dei Giudei”, gli
offrono in dono, con l’oro e la mirra, anche l’odoroso incenso,
custodito in scrigni preziosi ( Cfr Mt 2,11).
In Gerusalemme
Nel
IV secolo dell’Era cristiana, la famosa pellegrina Egeria, così
descriveva una liturgia svoltasi nel Santo Sepolcro di Gerusalemme:
“Quando si sono cantati questi tre salmi e fatte queste tre
orazioni, ecco che vengono portati dei turiboli all’interno della
grotta dell’Anastasi, perché tutta la basilica dell’Anastasi si
riempia di profumi”.[1]
La
solenne incensazione della grotta sacra in cui Cristo è risorto,
precedeva la lettura, da parte del vescovo, del Vangelo della
risurrezione. L’uso dell’incenso nel Santo Sepolcro, ripropone
l’immagine delle donne che portarono oli aromatici per imbalsamare
il corpo del Signore e trovarono invece l’angelo che ne annunciava
la gloriosa risurrezione (Cfr Mc 1,6).
Secondo
San Paolo, tutti i cristiani, con la loro testimonianza di fede,
spandono nel mondo il profumo di Cristo che si è offerto al Padre
“in sacrificio di soave odore”(Cfr 2Cor 2,14-16; Ef 5,2).
Liturgia celeste
Nella
Gerusalemme celeste, Giovanni vide rappresentato in modo
straordinario il rituale a lui noto del Tempio di Gerusalemme, con
l’offerta odorosa e incruenta dell’incenso, simbolo della
preghiera adorante di tutti i redenti.
“Poi
venne un altro angelo e si fermò all’altare, reggendo un
incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse
insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull’altare
d’oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo
degli aromi salì davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi”
(Ap 8,3-4).
L'incensazione
“L’uso
dell’incenso è facoltativo in qualsiasi forma di Messa. Si può
usare l’incenso:
a) durante la processione d’ingresso;
b) all’inizio della Messa, per incensare l’altare;
c) alla processione e alla proclamazione del Vangelo;
d) all’offertorio, per incensare le offerte, l’altare, il sacerdote e il popolo;
e) all’ostensione dell’ostia e del calice dopo la consacrazione.” (PNMR 235).
L’incensazione
delle persone va intesa sempre in riferimento alla loro condizione di
battezzati: figli di Dio e tempio dello Spirito Santo. Lo stesso
dicasi dei defunti, i cui corpi sono stati santificati in vita dai
sacramenti e attendono la risurrezione finale.
Incensare
muovendo il turibolo in forma di croce, rievoca la morte in croce del
Signore; mentre l’incensazione circolare, significa che i doni e le
offerte sono stati circoscritti, riservati cioè al culto divino.
Pur
essendo facoltativo, l’uso dell’incenso dona solennità alle
celebrazioni liturgiche e crea un clima di sacra riverenza.