God rest ye merry, gentlemen,
Let nothing you dismay
Remember Christ our Saviour
Was born on Christmas Day
To save us all from Satan's power
When we were gone astray.
O tidings of comfort and joy,
Comfort and joy
O tidings of comfort and joy!
"Fear not," then said the
angel
"Let nothing you affright
This day is born a saviour
Of a pure virgin bright
To free all those who trust in him
From Satan's pow'r and might"
O tidings of comfort and joy,
Comfort and joy
O tidings of comfort and joy!
The shepherds at those tidings
Rejoiced much in mind,
And left their flocks a-feeding
In tempest, storm and wind
And went to Bethlehem straightaway
This blessed babe to find
O tidings of comfort and joy,
Comfort and joy
O tidings of comfort and joy!
But when to Bethlehem they came
Whereat this infant lay
They found him in a manger
Where oxen feed on hay
His mother Mary kneeling
Unto the Lord did pray
O tidings of comfort and joy,
Comfort and joy
O tidings of comfort and joy!
Now to the Lord sing praises
All you within this place
And with true love and brotherhood
Each other now embrace
This holy tide of Christmas
All others doth deface
O tidings of comfort and joy,
Comfort and joy
O tidings of comfort and joy! |
Dio ti conceda un riposo sereno, gentiluomo E non permetta a nulla di farti sgomento Ricorda che Cristo il nostro Salvatore Nacque il giorno di Natale Per salvare noi tutti dal potere di Satana Quando avevamo smarrito la retta via Oh, novella di conforto e gioia Conforto e gioia Oh, novella di conforto e gioia "Non abbiate timore" disse l'angelo "Non lasciate che nulla vi spaventi Quest'oggi è nato il Salvatore Dal seno di una vergine pura A liberare tutti coloro che credono in Lui Dal potere e dalla forza di Satana" Oh, novella di conforto e gioia Conforto e gioia Oh, novella di conforto e gioia I pastori a questi racconti Gioirono molto nei loro cuori E trascurarono di pascolare le loro greggi Nella tempesta, nel temporale e nel vento E si diressero a Betlemme A trovare questo bambino benedetto Oh, novella di conforto e gioia Conforto e gioia Oh, novella di conforto e gioia Ma quando giunsero a Betlemme Dove giaceva l'infante Loro lo trovarono in una mangiatoia Dal quale mangiavano il fieno i buoi Sua madre Maria inginocchiata Verso il Signore pregava Oh, novella di conforto e gioia Conforto e gioia Oh, novella di conforto e gioia Ora il Signore inneggiate Tutti voi in questo luogo E con vero amore e senso di fratellanza Abbracciamoci l'un l'altro Questo santo periodo del Natale Mette a tacere tutti gli altri Oh, novella di conforto e gioia Conforto e gioia Oh, novella di conforto e gioia |
giovedì 19 novembre 2015
God rest ye merry, gentlemen
Ubicazione:
Cambridge, Cambridge, Regno Unito
lunedì 26 ottobre 2015
La forza dei simboli - Il Pastorale
Il pastorale (o
vincastro) è una sorta di bastone, dall'estremità ricurva e spesso
riccamente decorata, usato dal vescovo nei pontificali e nelle
cerimonie più solenni.
È in uso presso
varie chiese cristiane a ordinamento episcopale, tra cui la Chiesa
cattolica, l'ortodossa, l'anglicana e la luterana.
A imitazione di
quello usato dai pastori veri, il bastone simboleggia chiaramente e
visibilmente la funzione di cura della fede e della morale che
l'ufficio episcopale ha sopra la porzione di popolo cristiano a lui
affidata, e rimanda direttamente al Vangelo secondo Giovanni nel
quale Cristo si autodefinisce "Buon Pastore".
Secondo
Sant'Ambrogio, il bastone pastorale deve essere al fondo appuntito
per spronare i pigri, nel mezzo diritto per condurre i deboli, in
alto ricurvo per radunare gli smarriti.
Nell'antichità il
pastorale venne usato dai Faraoni (Hekat) per simboleggiare il potere
della sovranità. Era considerato sacro e ad uso esclusivo del
Faraone o di alti ufficiali.
Il pastorale dei
vescovi della Chiesa Cattolica deriverebbe propriamente dal
vincastro, un bastone costituito da un ramo di salice da vimini
(salix viminalis) utilizzato principalmente dal pastore per guidare
il gregge, ma anche per allontanare dalle pecore animali come cani
randagi o lupi (il salice da vimini è detto anche vinco, da cui
vincastro per l'aggiunta del suffisso peggiorativo -astro e in senso
esteso vincastro è sinonimo di bastone). Questo bastone è lungo
all'incirca come la persona che lo possiede, viene impugnato circa a
due terzi della sua altezza in modo da essere comodo per sostenere
parte del peso durante il cammino e reca sulla sommità superiore una
sorta di ricciolo ricurvo tipicamente utilizzato per portare alcuni
piccoli sacchi per il viaggio. Talvolta può essere di legno di
olivo, ma è meno utilizzato a causa del maggior peso e minore
praticità d'uso.
lunedì 19 ottobre 2015
L'importanza dei riti
Da “Il Piccolo
Principe” di Antoine de Saint-Exupéry
In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domando' il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire «addomesticare»?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire «addomesticare»?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire «addomesticare»?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire «creare dei legami»..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro' per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'e' un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"E' possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non e' sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembro' perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'e' niente di perfetto", sospiro' la volpe. Ma la volpe ritorno' alla sua idea:
"La mia vita e' monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio'. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara' illuminata. Conoscero' un rumore di passi che sara' diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara' uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu' in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e' inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e' triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sara' meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e' dorato, mi fara' pensare a te. E amero' il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardo' a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero'. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno piu' tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia' fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu' amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domando' il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, cosi', nell'erba. Io ti guardero' con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' piu' vicino..."
Il piccolo principe ritorno' l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero' ad essere felice. Col passare dell'ora aumentera' la mia felicita'. Quando saranno le quattro, incomincero' ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro' il prezzo della felicita'! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro' mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa e' una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'e' un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e' un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Cosi' il piccolo principe addomestico' la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangero'".
"La colpa e' tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"E' vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua e' unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero' un segreto".
Il piccolo principe se ne ando' a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora e' per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo' morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, e' piu' importante di tutte voi, perche' e' lei che ho innaffiata. Perche' e' lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perche' e' lei che ho riparata col paravento. Perche' su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perche' e' lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perche' e' la mia rosa".
E ritorno' dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale e' invisibile agli occhi".
"L'essenziale e' invisibile agli occhi", ripete' il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurro' il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripete' il piccolo principe per ricordarselo.
giovedì 8 ottobre 2015
Io credo che l'Uomo sia frutto dell'evoluzione della Natura
Io credo che l'Uomo
sia frutto dell'evoluzione della Natura, e che tuttavia la trascenda
essendo dotato di Ragione e Consapevolezza. Credo altresì che il
motore primo dell'evoluzione della Natura sia la Sapienza di Dio, la
quale trascende lo spazio e il tempo.
mercoledì 30 settembre 2015
L'Incenso
Tratto da "Culmine e Fonte", n.2/2000: L'incenso, di Vittoria Scanu. Sito www.nostreradici.it
Nel Culto d'Israele
Nel Cristianesimo
In Gerusalemme
Liturgia celeste
L'incensazione
«Come incenso salga a Te la mia preghiera» (Sal 140,2)
L'incenso
è una gommoresina odorosa che, bruciando, profuma l'aria, la
purifica, la rende gradevole all'olfatto e, nei sacri riti,
predispone lo spirito all'incontro con Dio.
Questa
resina preziosa è prodotta da un arbusto che cresce spontaneamente
in Asia e in Africa. L'incenso
sgorga sotto forma di gocce dalle incisioni che vengono praticate
sulle piante che lo producono, e solidifica al contatto con l'aria.
La prima secrezione della pianta non ha alcun valore e viene gettata
via, la seconda è ritenuta mediocre e, soltanto la terza dà il
prezioso incenso, conosciuto fin dall'antichità da popoli di lingue
e culture diverse.
Usato
in molte e differenti occasioni, l'incenso è legato ad una ricca
simbologia profana e religiosa.
Alcuni
popoli orientali che praticavano il culto dei morti, credevano che il
fumo dell'incenso, salendo verso il cielo, guidasse le anime dei
defunti nell'al di là.
Presso
i pagani, l'incenso veniva bruciato davanti alle immagini degli dei e
davanti all'imperatore ad essi equiparato.
Nei
primi secoli del cristianesimo, numerosi cristiani furono
martirizzati per essersi rifiutati di compiere questo gesto
idolàtrico. In seguito, per distinguere il culto cristiano da quello
pagano, fu soppresso l'uso dell'incenso dalla liturgia e venne
ripristinato soltanto dopo l'editto di Costantino e la fine del
paganesimo.
Nel Culto d'Israele
Diamo
ora un rapido sguardo alla presenza dell'incenso nella liturgia
dell'Antico Testamento, iniziando dalla narrazione biblica in cui
Mosè ricevette dal Signore l’ordine di costruire un altare
speciale riservato all’incenso e legato al culto divino.
“Farai un altare sul quale bruciare l’incenso: lo farai di legno di acacia (...). Rivestirai d’oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d’oro (...). Porrai l’altare davanti al velo che nasconde l’arca della Testimonianza, di fronte al coperchio che è sopra la testimonianza, dove io ti darò convegno. Aronne brucerà su di esso l’incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina quando riordinerà le lampade e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore per le vostre generazioni (...). È cosa santissima per il Signore” (Es 30,1-10).
L’incenso,
veniva posto anche sopra le oblazioni bruciate sull’altare come
memoriale: “profumo soave per il Signore” (Cfr Lv 2).
Più
tardi, nel Tempio di Gerusalemme, nella ricorrenza annuale della
grande Espiazione ( in ebraico: Yom
Kippur),
il sommo sacerdote, oltrepassava il velo del Tempio ed entrava con
l’incensiere nel Santo dei Santi, per bruciarvi “due manciate di
incenso odoroso polverizzato”, allora, una nube densa e profumata,
avvolgeva ogni parte del luogo santissimo in cui era custodita l’Arca
dell’Alleanza (Cfr Lv16,12-13).
La
resina profumata dell’incenso, era fra i balsami pregiati che
componevano l’olio dell’unzione sacra, usato per la consacrazione
del santuario, del Sommo Sacerdote Aronne e dei suoi figli (Cfr Es
30,22ss). In Israele, si incensavano le persone, gli
oggetti, e i luoghi riservati al culto del Dio Unico. Tutti coloro
che partecipavano al culto divino, erano invitati ad effondere un
soave profumo spirituale: “Ascoltate, figli santi...Come incenso
spandete un buon profumo” (Sir 39,13-14).
Nel Cristianesimo
All'inizio
del Vangelo di Luca, troviamo una figura straordinaria: il Sacerdote
Zaccaria. Egli sta tra l’Antico e il Nuovo Testamento ed ha un
ruolo molto importante nella storia della salvezza. Questo sacerdote
dell’Antica Alleanza, ha ricevuto un annuncio speciale da parte di
Dio mentre “officiava davanti al Signore nel turno della sua
classe”.
Zaccaria
si trovava nel Santo (l’ambiente del Tempio di Gerusalemme che
precedeva il Santo dei Santi) per “fare l’offerta dell’incenso.
Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso.
Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra
dell’altare dell’incenso” (Lc 1,9-11).
Era
l’angelo Gabriele che recava al vecchio sacerdote l’annuncio
della nascita di Giovanni Battista. Il luogo, l’ora e il compito
sacerdotale che Zaccaria si apprestava a svolgere, situano l’annuncio
della nascita del Battista in un clima sacro di preghiera
e di offerta spirituale.
L’incenso,
legato al culto degli Israeliti, sarà più tardi presente, con la
sua ricca valenza simbolica, anche nella liturgia cristiana,
soprattutto nella Chiesa di oriente.
Nel
Vangelo di Matteo, viene descritto l’omaggio fatto a Gesù da
alcuni personaggi misteriosi: i Magi. Costoro, giungendo dalle
lontane terre di oriente per incontrare il “re dei Giudei”, gli
offrono in dono, con l’oro e la mirra, anche l’odoroso incenso,
custodito in scrigni preziosi ( Cfr Mt 2,11).
In Gerusalemme
Nel
IV secolo dell’Era cristiana, la famosa pellegrina Egeria, così
descriveva una liturgia svoltasi nel Santo Sepolcro di Gerusalemme:
“Quando si sono cantati questi tre salmi e fatte queste tre
orazioni, ecco che vengono portati dei turiboli all’interno della
grotta dell’Anastasi, perché tutta la basilica dell’Anastasi si
riempia di profumi”.[1]
La
solenne incensazione della grotta sacra in cui Cristo è risorto,
precedeva la lettura, da parte del vescovo, del Vangelo della
risurrezione. L’uso dell’incenso nel Santo Sepolcro, ripropone
l’immagine delle donne che portarono oli aromatici per imbalsamare
il corpo del Signore e trovarono invece l’angelo che ne annunciava
la gloriosa risurrezione (Cfr Mc 1,6).
Secondo
San Paolo, tutti i cristiani, con la loro testimonianza di fede,
spandono nel mondo il profumo di Cristo che si è offerto al Padre
“in sacrificio di soave odore”(Cfr 2Cor 2,14-16; Ef 5,2).
Liturgia celeste
Nella
Gerusalemme celeste, Giovanni vide rappresentato in modo
straordinario il rituale a lui noto del Tempio di Gerusalemme, con
l’offerta odorosa e incruenta dell’incenso, simbolo della
preghiera adorante di tutti i redenti.
“Poi
venne un altro angelo e si fermò all’altare, reggendo un
incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse
insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull’altare
d’oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo
degli aromi salì davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi”
(Ap 8,3-4).
L'incensazione
“L’uso
dell’incenso è facoltativo in qualsiasi forma di Messa. Si può
usare l’incenso:
a) durante la processione d’ingresso;
b) all’inizio della Messa, per incensare l’altare;
c) alla processione e alla proclamazione del Vangelo;
d) all’offertorio, per incensare le offerte, l’altare, il sacerdote e il popolo;
e) all’ostensione dell’ostia e del calice dopo la consacrazione.” (PNMR 235).
L’incensazione
delle persone va intesa sempre in riferimento alla loro condizione di
battezzati: figli di Dio e tempio dello Spirito Santo. Lo stesso
dicasi dei defunti, i cui corpi sono stati santificati in vita dai
sacramenti e attendono la risurrezione finale.
Incensare
muovendo il turibolo in forma di croce, rievoca la morte in croce del
Signore; mentre l’incensazione circolare, significa che i doni e le
offerte sono stati circoscritti, riservati cioè al culto divino.
Pur
essendo facoltativo, l’uso dell’incenso dona solennità alle
celebrazioni liturgiche e crea un clima di sacra riverenza.
venerdì 13 febbraio 2015
Abbandonarsi alla Provvidenza
Lc 12,22-31
«Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta…»
venerdì 6 febbraio 2015
Il rispetto per i più piccoli
Matteo 18,3
In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
mercoledì 4 febbraio 2015
Non lasciarti vincere dal male - Lettera ai Romani
Rm 12,17-21
Non
rendete a nessuno male per male. Cercate
di compiere il bene davanti a tutti
gli uomini.
Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con
tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate
fare all'ira divina. Sta scritto infatti: A
me la vendetta, sono io che ricambierò,
dice il Signore. Al contrario,se il
tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere:
facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo
capo. Non lasciarti vincere dal
male, ma vinci con il bene il male.
mercoledì 28 gennaio 2015
Canzone di San Damiano
Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno,
con amore ed umilta potra’ costruirlo
Se con fede tu saprai vivere umilmente
Piu’ felice tu sarai anche senza niente
Se vorrai ogni giorno con il tuo sudore
Una pietra dopo l’altra in alto arriverai
Nella vita semplice troverai la strada
che la calma donerà al tuo cuore puro.
E le gioie semplici sno le piu’ belle
Sono quelle che alla fine sono le piu’ grandi
Dai e dai ogni giorno con il tuo sudore
una pietra dopo l’altra in alto arriverai.
martedì 27 gennaio 2015
Giornata della memoria
Il mio personale contributo per ricordare...
Dal Salmo 23:
Dal Salmo 23:
- Traslitterazione della canzone:
- Gam-Gam-Gam Ki Elekh
- Be-Beghe Tzalmavet
- Lo-Lo-Lo Ira Ra
- Ki Atta Immadì
- Gam-Gam-Gam Ki Elekh
- Be-Beghe Tzalmavet
- Lo-Lo-Lo Ira Ra
- Ki Atta Immadì
- Šivtekhà umišantekhà
- Hema-Hema yenahmuni
- Šivtekhà umišantekhà
- Hema-Hema yenahmuni
- (Fonte Wikipedia)
- Testo ebraico:
- גַּם כִּי-אֵלֵךְ
- בְּגֵיא צַלְמָוֶת,
- לֹא-אִירָא רָע
- כִּי-אַתָּה עִמָּדִי
- שִׁבְטְךָ וּמִשְׁעַנְתֶּךָ,
- הֵמָּה יְנַחֲמֻנִי
- Traduzione:
- Anche se andassi
- nella valle oscura
- non temerei nessun male,
- perché Tu sei sempre con me;
- Perché Tu sei il mio bastone, il mio supporto,
- Con Te io mi sento tranquillo.
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