Tratto da Wikipedia:
Il calendario egizio è un calendario composto da tre stagioni di quattro mesi di 30 giorni ciascuno, per un totale, quindi, di 360 giorni.
Alla fine dell'anno vengono aggiunti 5 o 6 giorni, detti epagomeni.
Origini: il calendario nilotico
Il calendario era nato nell'Antico Egitto principalmente per regolare i lavori agricoli. Gli egiziani definivano il loro anno (uep renpet, wp rnpt = iniziatore dell'anno) come il tempo necessario per il raccolto. I contadini quindi utilizzavano come inizio dell'anno il giorno dell'arrivo a Menfi della piena del fiume Nilo, evento che si verificava attorno al 20 giugno, ma è suscettibile di importanti ritardi o anticipi. L'esigenza di definire in modo accurato la durata dell'anno portò all'introduzione di altri calendari, talora utilizzati simultaneamente benché potessero adottare come capodanno giorni estremamente diversi e perciò gli storici hanno tuttora grandi difficoltà nell'interpretare il reale significato di antiche date egizie.
Il calendario civile vago
Il principale calendario, quello civile, era costituito da 365 giorni esatti e perciò differiva di circa un quarto di giorno dalla durata reale dell'anno solare. In pratica il capodanno anticipava di un giorno ogni 4 anni. Il fatto che la posizione del capodanno fosse variabile è il motivo per cui questo calendario viene detto vago, dal latino annus vagus.
Un giorno ogni quattro anni, un mese ogni 120 anni; servivano 1460 anni (4 × 365) del calendario giuliano, prima che l'inizio dell'anno civile ritornasse a coincidere con l'inizio dell'anno giuliano. In altre parole 1460 anni giuliani contengono 1461 anni del calendario egiziano civile. Il ciclo dei 1460 anni veniva chiamato ciclo sotiaco, visto che per gli egizi l'anno iniziava con la prima levata eliaca della stella Sirio (o Satis, nome della Dea egizia dell'inondazione di Elefantina, o Sothis, come veniva chiamata dai greci). In concomitanza col solstizio d'estate e con questa elevata eliaca di Sirio (che avveniva il 21 giugno di circa 4700 anni fa, mentre oggi avviene ad agosto a causa dell'effetto della precessione), gli egizi ben presto si accorsero che avvenivano le piene del Nilo. Secondariamente l'evento delle piene "scivolava" in avanti esattamente ogni 4 anni rispetto al loro calendario civile. Ciò nonostante gli egizi non si preoccuparono mai di inserire un giorno in più nel loro calendario (anno bisestile). Il motivo per cui, per circa 3000 anni, non inserirono mai un anno bisestile è perché per loro il tempo non era lineare ma ciclico.
La posizione del capodanno egizio entro il calendario giuliano si ricava facilmente da diversi antichi scrittori. Ad esempio Tolomeo nell'Almagesto dice che esso era caduto il 21 luglio nell'anno 135 e ne dà conferma un secolo dopo Censorino, scrivendo che il capodanno era caduto il 20 luglio nel 138-139. Nel 22 a.C., invece, il nuovo anno era iniziato il 29 agosto giuliano, cioè proprio 40 giorni dopo per una data antecedente di 160 anni (160/40 = 4).
Il calendario alessandrino
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: giorni epagomeni.
Per rimediare a questo continuo slittamento del capodanno anche in Egitto si pensò di aggiungere un giorno ogni quattro anni, realizzando cioè lo stesso tipo di riforma che è alla base dell'introduzione degli anni bisestili nel calendario giuliano. Il primo tentativo in questo senso ebbe luogo nel 238 a.C., quando Tolomeo III con il decreto di Canopo ordinò di aggiungere un sesto giorno epagomeno ogni quattro anni in modo da conservare l'allineamento del calendario civile con quello solare.
Secondo quasi tutti gli studiosi, però, la riforma del calendario non ebbe attuazione pratica sino al regno di Augusto, quando venne reintrodotta nell'ultimo anno del quadriennio 25-22 a.C., quando la data del capodanno vago era il 29 agosto. L'anno 22 a.C. fu quindi il primo anno di attuazione della riforma e il 29 agosto diventò il sesto giorno epagomeno, mentre il capodanno fu spostato al 30. Da allora in poi inizia la sequenza degli anni di 366 giorni:
22, 18, 14, 10, 6, 2 a.C., 3 d.C., 7.... (si osservi che non esiste l'anno zero)
in cui il nuovo anno inizia il 30 agosto, mentre i tre capodanni intercalari restano fissi al 29.
Sino all'anno 1 a.C. restarono alcune difficoltà nella corrispondenza fra calendario alessandrino e calendario giuliano, per il quale inizialmente il giorno bisestile veniva introdotto ogni tre anni anziché quattro. Da allora in poi l'anno in cui veniva aggiunto il sesto giorno epagomeno era seguito dall'anno bisestile giuliano. Quando, perciò, il capodanno cadeva il 30 agosto restava un disallineamento di un giorno rispetto alla normale corrispondenza dei due calendari sino al febbraio successivo, quando anche il calendario giuliano aggiungeva un giorno.
Nonostante la riforma augustea il calendario civile vago continuò ad essere molto usato nei secoli successivi.
Il calendario luni-stellare
Diversi studiosi sostengono che il calendario originale egizio fosse un calendario lunare, ancorato all'anno sotiaco proprio grazie all'utilizzo di giorni epagomeni. Il calendario lunare era utilizzato soprattutto dai sacerdoti.
Le lunazioni, che durano circa 29,5 giorni, prendevano nome dal mese in cui si verificavano. Alcuni anni potevano esserci tredici lunazioni se ne capitava una durante un giorno epagomeno oppure si verificava la luna blu, cioè una doppia lunazione nei giorni 1 e 30 dello stesso mese.
Il calendario lunare si riallineava periodicamente col calendario solare:
309 lunazioni corrispondevano quasi esattamente a 25 anni vaghi, cioè 9125 giorni (errore di meno di un'ora: occorrevano 500 anni per accumulare il ritardo di un giorno)
940 lunazioni davano 76 anni alessandrini (ciclo callippico). L'errore residuo era stimato in un intero giorno solare in eccesso, ma in realtà è solo di 5 ore e 55 minuti.
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