lunedì 7 agosto 2017

Numerologia nella Bibbia - parte 1

L’ Uno

L’unicità è propria di Dio e può esprimersi col numerale “uno/unico”  Mc 10:18; 12:29.32, Mt 23:9,  Lc 5:21.  “L’uno” indica in Gv l’unità che lo Spirito crea tra il Padre e Gesù (Gv 10:30), che deve integrare anche i discepoli (Gv 17:21-23, Gv 5:44; 17:3).

Il Due

Il due può essere simbolo della comunicazione di vita. Os 6:2. Si applica nel NT con la permanenza di Gesù con i samaritani (Gv 4:40-43) ai quali comunica lo Spirito (Gv 4:14). 
Lascia invece passare due giorni senza recarsi la dove Lazzaro era malato (Gv 11:6).

Il Tre

Nell’AT il numero tre allude alla divinità. Gen 18:2. Is 6:3 (cf. Ap 4:8) il tre volte santo.

Ma il tre indica soprattutto il completo e il definitivo.
Mt 4:1-11 Lc 4:1-13 Mc 14:30 tre tentazioni (= tutte) del demoniaco a Gesù .
Gv 21:15-17 Pietro : tripla professione d’amicizia/amore fraterno per Gesù.
Mc 8:2 le folle pagane danno totale adesione a Gesù ( stanno 3 giorni ad ascoltarlo) : hanno ricevuto da lui la vita che supera la morte. Mc 8:31 ( dopo tre giorni, risorgere) lasso di tempo, la vittoria immediata della vita sulla morte.

Il Quattro e i suoi multipli

Nel mondo classico: Deriva dai 4 punti cardinali, dalle 4 direzione del vento, dalle 4 stagioni e dalle costellazione corrispondenti: Toro, Leone, Scorpione e Acquario (mitologia babilonese sono figure che sostengono il firmamento ai suoi 4 angoli). Allora, simboleggia la totalità della terra e dell’universo. Ez 37:9; Zc 6:5; Dn 8:8; Gen 2:10; Ger 49:36

Il 40 indica una totalità limitata (una generazione o l’età d’una persona).
Gen 25:20 età d’una persona. Gen 7:4 lunghi periodi di sofferenza.
Es 16: 35 durata di fasi successive del piano salvatore di Dio.
400 anni equivalgono a 10 generazioni Gen 15:13

Nel NT ci sono tutte queste totalità: Mc 2:3 un paralitico, sorretto da quattro persone = unità pagana che vive nel mondo ; Gv 19:23 mantello di Gesù (I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti); Mc 1:13; Mt 4:2; Lc 4:2 Gesù sta nel deserto 40 giorni, in parallelo con i 40 anni dell’esodo d’Israele, i 40 giorni (= 1 generazione ) rappresentano il tempo dell’esodo di Gesù, cioè la sua vita pubblica. At 1:3 Dopo la risurrezione Gesù rimane con i discepoli per 40 giorni, indica il tempo nel quale devono superare la prova.
4000 persone -multiplo di 4 che indica che l’esodo liberatore significato dalla distribuzione del pane è destinato a tutta l’umanità. Mc 8:9.20

Il Cinque e i suoi multipli

Nel AT i gruppi di profeti sono composti di “50 uomini adulti” 1 Re 18:4; 18:13; 2 Re 2:7
Negli Atti lo Spirito scende sui discepoli di Gerusalemme il giorno 50 (significato della parola Pentecoste). At 2:1-4
5 sono i pani distribuiti da Gesù, Mc 6:38 e li ricevono 5.000 “uomini adulti” (uomini adulti = denominazione figurata per indicare la pienezza umana prodotto dallo Spirito). Mc 6:44 Il pane esprime l’amore di Dio creatore. Il pane è la vita, dono continuo di Dio e che non finisce.

Il Sei: l’incompleto,l'inefficace, il debole, lo sconfitto..

Qualche volta l’incompleto equivale all’inefficace. Gv 2:6 (sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei,) la purificazione religiosa giudaica non ristabiliva la relazione con Dio.
L’incompleto è quello che precede, attende e annuncia il completo.
Mt 27:45 L’ora sesta (mezzogiorno) descrive il dono di sé, di Gesù nel suo aspetto di morte (Gv 19:34), che però culminerà nella risurrezione.
Gv 12:1 Il sesto giorno è quello dell’attività di Gesù, che termina nella morte di Gesù e la realizzazione del progetto di Dio (Gv 19:30). Gv 19:28-31 Le sei feste che appaiono in Gv (2:13; 5:1; 6:4; 7:1;

Il Sette: completezza, totalità definitiva

L’AT adotta molti dei significati simbolici, è il numero della completezza, della totalità determinata o definitiva. da qui il sabato che indica il riposo che fa seguito alla creazione conclusa.
Le feste che duravano sette giorni (Lv 23:34). 
La purificazione completa si effettuava con sette aspersioni di sangue (Lv 16:19).
Dio vede tutto con sette occhi (Zc 4:10).
Nell’età della salvezza il sole brillerà sette volte di più (Is 30:26).
Tutti = sette Prv 26:16
Tutta la storia delle religioni hanno uno stupore per il 7, dovuto alla regolarità dello scorrere del tempo in periodi di 7 giorni, seguendo le quattro fasi della luna e ad altre osservazione astronomiche.

70 
Dn 9:24 rappresenta la scadenza di tempo in cui dovrebbe effettuarsi la salvezza messianica.
Nm 11:16 settanta anziani sono scelti per aiutare Mosé.
Secondo la concezione ebraica, viveva sulla terra un totale di una settantina di nazioni, idea basata sul quadro genealogico fornito da Gen 10, dove sono enumerati 70 popoli (Dt 32:8).

Nel NT le genealogia di Gesù in Matteo (Mt 1:2-16) e Luca (Lc 4:23-38), nonostante le loro differenze, sono basate sul
numero 7: Mt: tre gruppi di 14, vale dire sei settenari. Lc: cita 77 antenati di Gesù, vale dire undici settenari, Gesù inaugura il dodicessimo, Entrambi gli evangelisti sono interessati al compimento della storia nella persona di Gesù Messia: Matteo, nella storia della salvezza d’Israele (a partire da Abramo); Luca in quella dell’umanità (a partire da Adamo).

Nelle ore, in Gv l’ora settima indica comunicazione di vita (Gv 4:52) guarendo il figlio del funzionario; in opposizione a l’ora sesta, che quella del rifiuto e condanna (Gv 19:14-16).

7 è la soma de 5 pani e 2 pesci (Mc 6:41; Gv 6:9) e indica la totalità del nutrimento posseduto dalla comunità. Nella seconda distribuzione si parla di 7 pani (Mc 8:5), indicando inoltre con questo che sono destinati a tutti i popoli.
Una persona posseduta da 7 spiriti (Mt 12:43-45) o demòni (Lc 8:2).
Seguendo l’idea dell’AT dei 70 popoli dell’umanità, in Lc i settanta discepoli (Lc 10:1) costituiscono il secondo gruppo missionario parallelo a quello dei 12 (Lc 9:1-6), rappresentato tutti i popoli della terra.
Sono 7 i discepoli presenti in Gv dopo la resurrezione (Gv 21:1-2) che rappresentano la comunità. La pesca è la missione universale. In opposizione a 12 = numero d’Israele, 7 = totalità dei popoli. Indica la comunità di Gesù non come eredità di un passato ma come apertura al futuro

L’ Otto: mondo definitivo

Il 8 è un numero specificamente cristiano, è il mondo definitivo al di là della prima creazione (il sette).
8 sono le beatitudine di Matteo (Mt 5:3-10), allude precisamente alla realizzazione sulla terra del regno di Dio.
8 giorni dopo …
Lc 9:28 in qui si verifica la trasfigurazione indica che Gesù manifesterà ai discepoli la realtà definitiva dell’Uomo, al di là dei limiti del mondo presente.
Gv 20,26 la seconda apparizione di Gesù risorto ai discepoli e indica il carattere pieno e definitivo del tempo messianico.
Completa così il carattere di novità e di principio indicato con l’espressione il primo giorno della settimana (Gv 20:19).

Il Dodici: unita del popolo eletto

Il 12 prende il suo senso simbolico dai dodici mesi, ma nell’AT non resta traccia di questa concezione.
Nell’AT e nel NT i dodici simboleggia l’unità e totalità del popolo eletto.
Gen 49; Nm 1:40-49; 13:2-15
Il punto d’origine per il numero 12 come simbolo di Israele si trova nel numero dei figli di Giacobbe, da essi derivano le 12 tribù (Gen 49:28). Tutta la storia di questo popolo si rapporta al numero 12; ad esso alludono persino le vesti sacerdotali (Es 28:21).
Il 12 come connotazione teologica: le 12 tribù rappresentano la condizione del popolo ebraico cosi come è voluta dal Dio dell’alleanza (Es 24:4; 1 Re 18:31). È simbolo della situazione ideale d’Israele.

Nel NT il 12 appare in:
Mc 3:13ss; Mt 10:1ss e Lc 6:13ss
Nel dare la lista dei discepoli, che rappresentano il nuovo Israele e che Gesù destina a una missione universale.
Gv 6:13
In Gv appare per prima volta il 12 quando sono menzionati i cesti degli avanzi raccolti dopo la distribuzione dei pani, a indicare che la distribuzione, cioè la solidarietà, deve continuare fino a saziare la fame di tutto Israele.

venerdì 4 agosto 2017

Per la Pace: salmo 84

1 Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.

2 Signore, sei stato buono con la tua terra,
hai ricondotto i deportati di Giacobbe.

3 Hai perdonato l'iniquità del tuo popolo,
hai cancellato tutti i suoi peccati.

4 Hai deposto tutto il tuo sdegno
e messo fine alla tua grande ira.

5 Rialzaci, Dio nostra salvezza,
e placa il tuo sdegno verso di noi.

6 Forse per sempre sarai adirato con noi,
di età in età estenderai il tuo sdegno?

7 Non tornerai tu forse a darci vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?

8 Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.

9 Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annunzia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con tutto il cuore.

10 La sua salvezza è vicina a chi lo teme
e la sua gloria abiterà la nostra terra.

11 Misericordia e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.

12 La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo.

13 Quando il Signore elargirà il suo bene,
la nostra terra darà il suo frutto.

14 Davanti a lui camminerà la giustizia
e sulla via dei suoi passi la salvezza.

martedì 1 agosto 2017

Significato del nome Mosè

Da Wikipedia:

Mosè (latino: Moyses; in ebraico: מֹשֶׁה, standard Moshé, tiberiense Mōšeh; greco: Mωϋσῆς; in arabo: موسىٰ‎, Mūsa; ge'ez: ሙሴ, Musse) è per gli Ebrei il rav per antonomasia (Moshé Rabbenu, Mosè il nostro maestro), e tanto per gli Ebrei quanto per i cristiani egli fu la guida del popolo ebraico secondo il racconto biblico dell'Esodo; per i musulmani, invece, Mosè fu innanzi tutto uno dei profeti dell'Islam la cui rivelazione originale, tuttavia, andò perduta.

Il problema della storicità di Mosè e degli eventi narrati dall'Esodo è un tema che è stato ampiamente dibattuto in ambito accademico. A chi in passato ha difeso la storicità del personaggio, si contrappongono quanti oggi vedono in Mosè una figura dai soli contorni mitici o leggendari. Tra queste due posizioni si collocano alcuni studiosi, tra cui Israel Finkelstein, che pur negando la verità storica della relativa narrazione biblica, la considerano la mitizzazione di un confronto attinente a una cronologia più bassa (a partire dal VII secolo a.C.) della storia d'Israele, ovvero dello scontro tra il re Giosia e il faraone Necao II, ritenendo quindi che i suoi protagonisti non siano che la risultante scaturita da quella che potrebbe essere chiamata pia tradizione.

Il testo biblico spiega il nome "Mosè", come una derivazione dalla radice משה, collegata al campo semantico dell'"estrarre dall'acqua", in Esodo 2,10. Si suggerisce in questo versetto che il nome sia collegato all'"estrarre dall'acqua" in un senso passivo, Mosè sarebbe "colui che è stato estratto dall'acqua". Altri, prendendo le distanze da questa tradizione, fanno derivare il nome dalla stessa radice, ma con un senso attivo: "colui che estrae", nel senso di "salvatore, liberatore" (di fatto, nel testo masoretico la parola è vocalizzata come un participio attivo, non passivo). Nella lingua egiziana, Mosè potrebbe significare fanciullo o anche figlio o discendente, come nei nomi propri Thutmose, "figlio di Toth", o Ramesse, "figlio di Ra".

Calendario egizio

Tratto da Wikipedia:

Il calendario egizio è un calendario composto da tre stagioni di quattro mesi di 30 giorni ciascuno, per un totale, quindi, di 360 giorni.

Alla fine dell'anno vengono aggiunti 5 o 6 giorni, detti epagomeni.

Origini: il calendario nilotico

Il calendario era nato nell'Antico Egitto principalmente per regolare i lavori agricoli. Gli egiziani definivano il loro anno (uep renpet, wp rnpt = iniziatore dell'anno) come il tempo necessario per il raccolto. I contadini quindi utilizzavano come inizio dell'anno il giorno dell'arrivo a Menfi della piena del fiume Nilo, evento che si verificava attorno al 20 giugno, ma è suscettibile di importanti ritardi o anticipi. L'esigenza di definire in modo accurato la durata dell'anno portò all'introduzione di altri calendari, talora utilizzati simultaneamente benché potessero adottare come capodanno giorni estremamente diversi e perciò gli storici hanno tuttora grandi difficoltà nell'interpretare il reale significato di antiche date egizie.

Il calendario civile vago

Il principale calendario, quello civile, era costituito da 365 giorni esatti e perciò differiva di circa un quarto di giorno dalla durata reale dell'anno solare. In pratica il capodanno anticipava di un giorno ogni 4 anni. Il fatto che la posizione del capodanno fosse variabile è il motivo per cui questo calendario viene detto vago, dal latino annus vagus.

Un giorno ogni quattro anni, un mese ogni 120 anni; servivano 1460 anni (4 × 365) del calendario giuliano, prima che l'inizio dell'anno civile ritornasse a coincidere con l'inizio dell'anno giuliano. In altre parole 1460 anni giuliani contengono 1461 anni del calendario egiziano civile. Il ciclo dei 1460 anni veniva chiamato ciclo sotiaco, visto che per gli egizi l'anno iniziava con la prima levata eliaca della stella Sirio (o Satis, nome della Dea egizia dell'inondazione di Elefantina, o Sothis, come veniva chiamata dai greci). In concomitanza col solstizio d'estate e con questa elevata eliaca di Sirio (che avveniva il 21 giugno di circa 4700 anni fa, mentre oggi avviene ad agosto a causa dell'effetto della precessione), gli egizi ben presto si accorsero che avvenivano le piene del Nilo. Secondariamente l'evento delle piene "scivolava" in avanti esattamente ogni 4 anni rispetto al loro calendario civile. Ciò nonostante gli egizi non si preoccuparono mai di inserire un giorno in più nel loro calendario (anno bisestile). Il motivo per cui, per circa 3000 anni, non inserirono mai un anno bisestile è perché per loro il tempo non era lineare ma ciclico.

La posizione del capodanno egizio entro il calendario giuliano si ricava facilmente da diversi antichi scrittori. Ad esempio Tolomeo nell'Almagesto dice che esso era caduto il 21 luglio nell'anno 135 e ne dà conferma un secolo dopo Censorino, scrivendo che il capodanno era caduto il 20 luglio nel 138-139. Nel 22 a.C., invece, il nuovo anno era iniziato il 29 agosto giuliano, cioè proprio 40 giorni dopo per una data antecedente di 160 anni (160/40 = 4).

Il calendario alessandrino

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: giorni epagomeni.
Per rimediare a questo continuo slittamento del capodanno anche in Egitto si pensò di aggiungere un giorno ogni quattro anni, realizzando cioè lo stesso tipo di riforma che è alla base dell'introduzione degli anni bisestili nel calendario giuliano. Il primo tentativo in questo senso ebbe luogo nel 238 a.C., quando Tolomeo III con il decreto di Canopo ordinò di aggiungere un sesto giorno epagomeno ogni quattro anni in modo da conservare l'allineamento del calendario civile con quello solare.

Secondo quasi tutti gli studiosi, però, la riforma del calendario non ebbe attuazione pratica sino al regno di Augusto, quando venne reintrodotta nell'ultimo anno del quadriennio 25-22 a.C., quando la data del capodanno vago era il 29 agosto. L'anno 22 a.C. fu quindi il primo anno di attuazione della riforma e il 29 agosto diventò il sesto giorno epagomeno, mentre il capodanno fu spostato al 30. Da allora in poi inizia la sequenza degli anni di 366 giorni:

22, 18, 14, 10, 6, 2 a.C., 3 d.C., 7.... (si osservi che non esiste l'anno zero)
in cui il nuovo anno inizia il 30 agosto, mentre i tre capodanni intercalari restano fissi al 29.

Sino all'anno 1 a.C. restarono alcune difficoltà nella corrispondenza fra calendario alessandrino e calendario giuliano, per il quale inizialmente il giorno bisestile veniva introdotto ogni tre anni anziché quattro. Da allora in poi l'anno in cui veniva aggiunto il sesto giorno epagomeno era seguito dall'anno bisestile giuliano. Quando, perciò, il capodanno cadeva il 30 agosto restava un disallineamento di un giorno rispetto alla normale corrispondenza dei due calendari sino al febbraio successivo, quando anche il calendario giuliano aggiungeva un giorno.

Nonostante la riforma augustea il calendario civile vago continuò ad essere molto usato nei secoli successivi.


Il calendario luni-stellare

Diversi studiosi sostengono che il calendario originale egizio fosse un calendario lunare, ancorato all'anno sotiaco proprio grazie all'utilizzo di giorni epagomeni. Il calendario lunare era utilizzato soprattutto dai sacerdoti.

Le lunazioni, che durano circa 29,5 giorni, prendevano nome dal mese in cui si verificavano. Alcuni anni potevano esserci tredici lunazioni se ne capitava una durante un giorno epagomeno oppure si verificava la luna blu, cioè una doppia lunazione nei giorni 1 e 30 dello stesso mese.

Il calendario lunare si riallineava periodicamente col calendario solare:

309 lunazioni corrispondevano quasi esattamente a 25 anni vaghi, cioè 9125 giorni (errore di meno di un'ora: occorrevano 500 anni per accumulare il ritardo di un giorno)
940 lunazioni davano 76 anni alessandrini (ciclo callippico). L'errore residuo era stimato in un intero giorno solare in eccesso, ma in realtà è solo di 5 ore e 55 minuti.

Simbologia del numero 12

Tratto da Wikipedia:

Dodici (cf. latino duodecim, greco δώδεκα) è il numero naturale che segue l'11 e precede il 13.

«Il dodici segna l'ingresso nella pubertà e dunque induce l'idea di una trasformazione radicale [...che] si fonda su un passaggio molto difficile e faticoso che è il solo che davvero porta a crescere. È per questo che il dodici traduce implicitamente gli ostacoli, i passaggi difficili, gli enigmi da risolvere. Nella maggior parte delle società, i riti iniziatici, destinati a far accedere allo stato di adulto, si praticano nel dodicesimo anno di età.»

Anatomia umana:

- 12 è il numero di paia dei nervi cranici.
- 12 è il numero delle vertebre toraciche (7 sono quelle cervicali e 5 quelle lombari).
- 12 è il numero di paia di coste.
- 12 è il numero di falangi nelle dita d'una mano, pollice escluso (e da questo dettaglio, coniugato alle cinque dita dell'altra mano, potrebbe derivare la base numerica sessagesimale).

Calendario:

- 12 sono i mesi (le lunazioni complete) in un anno solare.
- 12 sono i segni dello zodiaco con cui si divide in altro modo l'anno.

Un giorno viene diviso in 12 ore antimeridiane e 12 pomeridiane, così come la circonferenza del quadrante dell'orologio (anticamente le ore erano solo 12, sei diurne e 6 notturne).

Astrologia:

Dodici è il numero dei segni dello zodiaco "occidentale", cinese, indiano...

Dodici anni circa è il tempo che impiega Giove per compiere il giro dello zodiaco. Per questo il dodicesimo anno di vita corrisponde al primo ritorno di Giove nella posizione natale.

Musica:

Nel sistema musicale occidentale per convenzione 12 semitoni formano un'ottava.

Diritto:

Nel diritto romano, una tra le prime codificazioni scritte è rappresentata dalle leggi delle XII tavole.

"I dodici" era il nome, in questa forma assoluta o con ulteriori specificazioni, di antiche magistrature locali italiane, composte appunto di dodici persone. Ad esempio "i dodici del popolo" di Pisa nei secoli 13º-14º, "i dodici" di Siena nel secolo 14º, "i dodici procuratori" di Firenze durati dal 1480 al 1494, "il collegio dei dodici" di Venezia durato dal 1548 al 1780.

Nel processo penale anglosassone, la giuria si compone tipicamente di 12 giurati. 

I principi fondamentali della Costituzione italiana sono 12.

Mitologia:

Nella mitologia greca gli dèi principali del monte Olimpo sono dodici.
Secondo diversi autori, nella mitologia greca il numero dei Titani e delle Titanidi era di dodici.
Nella mitologia greca Eracle, poi Ercole nella mitologia romana, affronta e supera dodici fatiche.
Nella letteratura medievale, dodici sono i paladini di Carlo Magno, e a volte i cavalieri della Tavola rotonda alla corte di re Artù.

Religione:

Bibbia
- Nelle religioni bibliche, dodici è il numero dei figli di Giacobbe/Israele. Da tali patriarchi discendono le dodici tribù di Israele.
- Dodici è il numero dei profeti minori biblici.
- Il ritrovamento di Gesù al Tempio in mezzo ai sapienti avviene quando ha dodici anni (Luca 2, 41-47).
- Gesù chiamò a sé dodici apostoli (Marco 3, 13).
- Nel miracolo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, le ceste o canestri riempiti con gli avanzi sono dodici (Marco 6, 43 || Luca 9, 17 || Matteo 14, 20 || Giovanni 6, 13): come "il numero delle tribù d'Israele, rappresenta simbolicamente tutto il popolo".
- Nell'Apocalisse di Giovanni, al versetto 12, 1 appare «un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle». Arsène Heitz, cui è solitamente attribuita la bozza che è stata accolta come bandiera europea, ha successivamente fornito una spiegazione in chiave biblica del suo disegno, facendo riferimento a questa descrizione.
- Sempre nell'Apocalisse di Giovanni, al versetto 4, 4 i vegliardi che attorniano il trono di Dio sono 24 (12x2).
- Ancora nell'Apocalisse di Giovanni, ai versetti 7, 4; 14, 1.3 è presente il numero 144000, cioè 12x12x1000, come quello dei «redenti della terra».
- La Gerusalemme celeste ha dodici porte (Apocalisse 21, 12.21).
«In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni» (Apocalisse 22, 2).
- Via Crucis. Secondo la Via Crucis tradizionale, la dodicesima stazione corrisponde alla morte di Gesù.

Religione nuragica
Nella religione nuragica della Sardegna della fine dell'età del bronzo, religione molto vicina a quella cananea delle origini, il 12 era un numero assai frequente per esprimere il disco o la luce solare di YHWH. Lo attestano ormai numerosi documenti sardi rinvenuti a far data dal 1995, anno in cui furono rinvenute le ormai famose tavolette bronzee di Tzricotu di Cabras. Il numero era spesso affiancato dal numero 'tre', ovvero dal segno commentatore (hē) e dal sette con il significato di 'Santo'. Ragion per cui scrivere numericamente 'sette, dodici, tre' voleva significare 'Santo Sole Lui'. L'espressione è rimasta ancora nel sardo odierno (in area linguistica campidanese): Su (issu) Santu Doxi! Si usa come moto di stizza ed equivale in italiano ad un'imprecazione verso il Signore. Nell'area in variante logudorese si usa invece l'espressione, ugualmente su base numerica sette, 'Zesù Sette'! Ovvero Gesù Santo. Appare evidente che il 'Gesù' è stato introdotto al posto del 'Dodici' in periodo di cristianizzazione della Sardegna e che l'espressione del campidanese (variante del Sud dell'isola) è quella originaria.

Religione norrena
Nella religione norrena, 12 erano i sacerdoti (díar o drótnar) che presiedevano il centro di culto Ásgarðr.

lunedì 31 luglio 2017

Il calendario ebraico

Da Wikipedia:

Il calendario ebraico è un calendario lunisolare, cioè calcolato sia sulla base solare sia sulla base lunare. L'anno è composto da 12 o 13 mesi a loro volta composti da 29 o 30 giorni. Le festività ebraiche sono definite in relazione al calendario ebraico: poiché alcune di queste sono legate strettamente alla stagione, esse devono cadere nella stagione giusta.

I nomi dei mesi del calendario ebraico derivano dalla lingua nel confronto babilonese, con il quale gli ebrei vennero in contatto nel VI secolo a.C. Originariamente la durata dei mesi non era stabilita in anticipo, ma l'inizio di ogni mese veniva fissato tramite l'osservazione diretta della Luna nuova; nel XII secolo Maimonide codificò un sistema matematico che fissa l'inizio dei mesi e la durata degli anni in base a regole di calcolo precise e immutabili.

Il ciclo degli anni

Il calendario ebraico è basato sul ciclo metonico di 19 anni divisi tra normali ed embolismici nei quali viene aggiunto un tredicesimo mese. Gli anni embolismici sono il 3º, il 6º, l'8º, l'11º, il 14º, il 17º e il 19º anno del ciclo. Questo è composto di 12 anni di 12 mesi e da sette anni di 13 mesi per complessivi 235 mesi lunari. Il tredicesimo mese si chiama Adar Sheni.

Il mese lunare dura circa 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e 3 secondi. L'anno solare, invece, dura circa 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. Da questo deriva che nell'arco di un anno il calendario lunare di 12 mesi resta indietro di circa 10 giorni e 21 ore rispetto a quello solare. Alternando anni di 12 e 13 mesi come specificato, si riesce a compensare quasi esattamente la differenza: lo scarto tra 19 anni solari e 235 mesi lunari è appena di 2 ore e 5 minuti circa, pari a circa 7 minuti per anno.

Il ciclo dei mesi

Come per gli anni anche i mesi possono avere durate differenti per compensare l'errore presente nella durata del ciclo lunare. Vi sono, quindi, i mesi completi (di 30 giorni) e quelli mancanti (di 29 giorni): in genere essi si alternano, ma vi sono delle eccezioni.

La sequenza dei mesi del calendario ebraico è:

Tishrì (30 giorni): sett-ott;
Cheshvan (29 o 30 giorni): ott-nov;
Kislev (29 o 30 giorni): nov-dic;
Tevet (29 giorni): dic-gen;
Shevat (30 giorni): gen-feb;
Adar (29 o 30 giorni): feb-mar;
(Adar Shenì) (29 giorni) ...
Nisan (30 giorni): mar-apr;
Iyar (29 giorni): apr-mag:
Sivan (30 giorni): mag-giu;
Tammuz (29 giorni): giu-lug;
Av (30 giorni): lug-ago;
Elul (29 giorni): ago-sett.

Il mese di Adar Sheni - detto anche Veadar - manca negli anni normali ed è presente negli anni embolismici. I mesi di Cheshvan e Kislev variano di durata a seconda del tipo di anno.

Gli anni normali possono durare 353, 354 o 355 giorni; gli anni embolismici 383, 384 o 385. Il ciclo di 19 anni può durare da 6939 a 6942 giorni.

Il calendario ebraico si ripete esattamente dopo un ciclo di 689.472 anni, pari a 251.827.457 giorni.

La durata media dell'anno è quindi di circa 365,2468 giorni: la deviazione rispetto all'anno solare medio è di circa 6 minuti e 39 secondi, quindi il calendario ebraico rimane indietro di un giorno rispetto all'anno solare ogni circa 216 anni.

Nomi dei mesi

Sia il Calendario siriano, usato correntemente nei paesi arabi della Mezzaluna Fertile, sia il Calendario moderno assiro condividono molti dei nomi del calendario ebraico, come per esempio Nisan, Iyyar, Tammuz, Ab, Elul, Tishri e Adar, indicando quindi un'origine comune. L'origine si pensa sia il Calendario babilonese. Il calendario turco moderno include i nomi Şubat (febbraio), Nisan (aprile), Temmuz (luglio) ed Eylul (settembre). L'antico nome di ottobre era Tesrin.

I riferimenti biblici al calendario pre-ebraico includono dieci mesi identificati per numero piuttosto che per nome. In parti della porzione biblica Noach (parashah "Noah") (specificamente, Genesi 7:11, Genesi 8:3-4, Genesi 8:13–14) è implicito che i mesi siano di trenta giorni. Esiste anche indicazione che c'erano dodici mesi nel ciclo annuale (1 Re 4:7, 1 Cronache 27:1–15). 

Prima dell'esilio babilonese, solo i nomi di quattro mesi venivano riportati nel Tanakh:

Aviv – primo mese – letteralmente "primavera" (Esodo 12:2, Esodo 13:4, Esodo 23:15, Esodo 34:18, Deuteronomio 16:1);
Ziv – secondo mese – letteralmente "luce" (1 Re 6:1, 1 Re 6:37);
Ethanim – settimo mese – letteralmente "forti" al plurale, forse per indicare le forti piogge (1 Re 8:2); e
Bul – ottavo mese (1 Re 6:38).

Si crede che tutti questi siano nomi Canaanei. Tali nomi vengono menzionati soltanto in congiunzione con la costruzione del Primo Tempio. Lo storico Håkan Ulfgard ipotizza che l'uso raro dei nomi cananei (o nel caso di Ethanim forse semitico nordoccidentale) indichi che "l'autore stia utilizzando consapevolmente una terminologia archaizzante, dando quindi l'impressione di una storia antica...".


venerdì 28 luglio 2017

Il Cubito

Il cùbito (in latino: cubitum, cioè gomito) era la misura di lunghezza più comune dell'antichità. In alcuni paesi rimase in uso fino all'epoca medievale, poi divenne usualmente chiamato "braccio".

Il cubito ebraico equivaleva a 44,45 cm, suddiviso in 6 tefachim (palmi).

Del cubito ebraico esistono altre due versioni, una più grande di un palmo (51,8 cm) ed una misurata dal gomito fino alle nocche della mano chiusa (38 cm).

Un'altra ipotesi prevede secondo il Talmud che il cubito abbia la seguente definizione:

Amah (Amot) (אמה (אמות cubito 48.16–57.30 cm