mercoledì 27 settembre 2017

Gloria in excelsis Deo

Gloria a Dio nell'alto dei cieli
e pace in terra agli uomini di buona volontà.
Noi ti lodiamo,
ti benediciamo,
ti adoriamo,
ti glorifichiamo,
ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa,
Signore Dio, Re del cielo,
Dio Padre onnipotente.
Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo,
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre;
tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi;
tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica;
tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore,
tu solo l'Altissimo:
Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre.
Amen.

Glória in excélsis Deo
et in terra pax homínibus bonæ voluntátis.
Laudámus te,
benedícimus te,
adorámus te,
glorificámus te,
grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam,
Dómine Deus, Rex cæléstis,
Deus Pater omnípotens.
Dómine Fili Unigénite, Jesu Christe,
Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris,
qui tollis peccáta mundi, miserére nobis;
qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram.
Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis.
Quóniam tu solus Sanctus, tu solus Dóminus,
tu solus Altíssimus,
Jesu Christe, cum Sancto Spíritu: in glória Dei Patris.
Amen.

Il Gloria in excelsis Deo, detto anche inno angelico o dossologia maggiore, è una preghiera della liturgia cattolica. La locuzione latina significa gloria a Dio nel più alto (sottinteso dei cieli).
La frase è l'acclamazione degli angeli festanti, per annunziare ai pastori la nascita di Gesù (Lc 2,14): «δόξα ἐν ὑψίστοις θεῷ».

L'espressione Gloria in excelsis Deo indica anche un antichissimo inno cristiano usato (anche in diverse lingue e versioni) in molte chiese cristiane occidentali e in particolare nella Chiesa cattolica. Nella forma ordinaria del rito romano dell'eucaristia viene recitato o cantato, quando prescritto dalle rubriche, tra l'atto penitenziale e l'orazione colletta. Come è comune nella liturgia cattolica l'incipit dà il nome alla composizione.

È un testo che, contrariamente a quanto può far pensare il carattere natalizio delle prime parole, è di carattere pasquale. È una lode a Cristo, acclamato come Signore, Agnello di Dio, Figlio del Padre, santo. Cristo è invocato perché abbia misericordia del suo popolo.


domenica 24 settembre 2017

Inno di ringraziamento

1 Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
A te voglio cantare davanti agli angeli,
2 mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome
per la tua fedeltà e la tua misericordia:
hai reso la tua promessa più grande di ogni fama.
3 Nel giorno in cui t'ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.
4 Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra
quando udranno le parole della tua bocca.
5 Canteranno le vie del Signore,
perché grande è la gloria del Signore;
6 eccelso è il Signore e guarda verso l'umile
ma al superbo volge lo sguardo da lontano.
7 Se cammino in mezzo alla sventura
tu mi ridoni vita;
contro l'ira dei miei nemici stendi la mano
e la tua destra mi salva.
8 Il Signore completerà per me l'opera sua.
Signore, la tua bontà dura per sempre:
non abbandonare l'opera delle tue mani.


martedì 29 agosto 2017

Regina Coeli



Regina del cielo, rallegrati, alleluia.
Gesù, che tu hai portato nel seno, alleluia,
è risorto, come ha detto, alleluia.
prega per noi Dio, alleluia.

V. Rallegrati, Vergine Maria, alleluia.
R. Il Signore è veramente risorto, alleluia.

Preghiamo: O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine, concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Latino:

Regina coeli, laetare, alleluia.
Quia quem meruisti portare, alleluia.
Resurrexit, sicut dixit, alleluia.
Ora pro nobis Deum, alleluia.

V. Gaude et laetare, Virgo Maria, alleluia.
R. Quia surrexit Dominus vere, alleluia.

Oremus: Deus, qui per resurrectionem Filii tui Domini nostri Iesu Christi mundum laetificare dignatus es, praesta, quaesumus, ut per eius Genetricem Virginem Mariam perpetuae capiamus gaudia vitae. Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.


Da Wikipedia:

Nella liturgia cattolica l'antifona Regina Caeli o Regina Coeli (in latino: Regina del Cielo o Regina del Paradiso), è una delle quattro antifone mariane.
Questa gioiosa preghiera viene rivolta a Maria madre del Risorto e, dal 1742, viene tradizionalmente cantata o recitata nel tempo pasquale, cioè dalla domenica di Pasqua fino al giorno di Pentecoste in sostituzione dell'Angelus.
Le altre tre antifone mariane sono: la Salve Regina, l'Alma Redemptoris Mater e l'Ave Regina Coelorum. Esse vengono tradizionalmente cantate al termine della compieta, la preghiera della Liturgia delle Ore recitata al termine della giornata.

La sua composizione risale al X secolo, ma l'autore è sconosciuto.
La tradizione vuole che papa Gregorio Magno, una mattina di Pasqua in Roma, udì degli angeli cantare le prime tre righe del Regina coeli, alla quale aggiunse la quarta. Un'altra teoria afferma che l'autore sarebbe papa Gregorio V.
La melodia in uso risale al XII secolo, ma è stata semplificata nel XVII.

Dante, nel canto XXIII del Paradiso, descrive il coro dei diletti che si rivolgono alla Madonna con le parole del Regina coeli:

E come fantolin che 'nver' la mamma
tende le braccia, poi che 'l latte prese,
per l'animo che 'nfin di fuor s'infiamma;
ciascun di quei candori in su si stese
con la sua cima, sì che l'alto affetto
ch'elli avieno a Maria mi fu palese.
Indi rimaser lì nel mio cospetto,
"Regina celi" cantando sì dolce,
che mai da me non si partì 'l diletto.









lunedì 28 agosto 2017

Essenze e piante della Bibbia 1

Da Wikipedia:

Issopo:

L'issopo (Hyssopus), pronuncia issòpo, è un genere di circa 10-12 specie di piante semi-boscose nella famiglia Lamiaceae, native del Mar Mediterraneo orientale all'Asia centrale. Sono piante aromatiche, con i gambi ramificati eretti di lunghezza di fino a 60 centimetri coperti di capelli fini alle punte. Le foglie sono oblunghe e strette, di 2-5 centimetri di lunghezza. Un piccolo fiore azzurro cresce nella parte superiore dei rami durante l'estate. La specie di gran lunga più nota è l'erba d'issopo (H.officinalis), ampiamente coltivato fuori della propria zona natale nel Mediterraneo.

Ha un sapore di menta un po' amaro e può essere aggiunto alle minestre, alle insalate o alle carni, anche se dovrebbe essere usato con parsimonia poiché il sapore è molto forte. Entra nella composizione del liquore Chartreuse.

L'issopo è un ingrediente dell'acqua di Colonia.

Nell'Antico Testamento (Es 12,22), fu usata come pennello per segnare col sangue d'agnello le porte delle famiglie israelitiche che l'angelo distruttore doveva risparmiare in occasione dell'esodo dall'Egitto (la 1° Pasqua). Tradizionalmente la pianta d'issopo era usata in rametti riuniti come aspersorio e utilizzata nelle purificazioni. Nel Nuovo Testamento, (Giovanni 19,29) si dice che una spugna impregnata di aceto fu fissata su una canna di issopo e offerta da bere a Gesù in croce.

Mirra:

La mirra è una gommaresina aromatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae, può anche presentarsi in polvere.

Esistono oltre duecento specie di Commiphora, ripartite sulle rive del mar Rosso, in Senegal, in Madagascar e in India.

La specie più usata per la produzione della mirra è la Commiphora myrrha (diffusa in Somalia, Etiopia, Sudan, penisola arabica): alla fine dell'estate l'arbusto si copre di fiori e sul tronco compaiono una serie di noduli, dai quali cola la mirra, in piccole gocce gialle, che vengono raccolte una volta seccate.

Il termine viene dal latino murra o myrrha, quest'ultimo a sua volta derivato dal greco, che a sua volta lo ha preso dall'ebraico mor (מור) utilizzato nella Bibbia per indicare questa resina. La parola ebraica è collegata a una radice semitica mrr, con il significato di "amaro" - cfr. anche l'aramaico murr (ܡܪܝܪܐ) e l'arabo mur (مر).

La storia della mirra è parallela a quella dell'incenso: era già conosciuta nell'antico Egitto, dove costituiva uno dei componenti del kyphi ed era utilizzata nell'imbalsamazione.

Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell'olio santo per le unzioni,[1] ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici. Nel Vangelo secondo Matteo è uno dei doni portati dai Re Magi al Bambino Gesù, e in quello di Marco (15:23) era stata mescolata a vino ed offerta a Gesù prima della crocifissione. Secondo la tradizione simboleggia l'unzione di Cristo, o l'espiazione dei peccati tramite la sofferenza e la morte corporale (la mirra era utilizzata anche per le imbalsamazioni).[2]

Nella Grecia antica la mirra era ampiamente utilizzata, fino a mescolarla con il vino e un episodio mitologico narra della sua origine, legandola a Mirra figlia del re di Cipro e madre di Adone. La mitologia classica ricorda poi la figura di Ati, il bellissimo semidio indiano dai capelli impomatati di mirra.

Incenso:

Incenso è il nome genericamente attribuito alle oleoresine secrete da diverse piante arbustive del genere Boswellia che crescono nelle regioni meridionali della Penisola Arabica e delle antistanti coste dell'Africa orientale, la più importante delle quali, appartenente al genere Boswellia, è la Boswellia sacra.

Una volta raccolte e cristallizzate, sono in grado di liberare nell'aria un forte e penetrante profumo al momento della loro combustione.

Fin dall'antichità, la forte domanda dei vari tipi di incenso e la loro elevata utilità marginale determinarono il sorgere di un importantissimo circuito commerciale in grado di determinare la nascita e il declino di numerose culture umane. L'incenso, nelle sue numerose varianti, è stato infatti usato tanto a scopi medicinali quanto a fini devozionali, sia nell'area del bacino del Mediterraneo, sia nelle regioni delle terre basse mesopotamiche, sia nell'altopiano iranico.

Le culture yemenite che dal II millennio a.C. in poi si sono succedute nell'organizzazione dei traffici legati a tali sostanze e nella loro commercializzazione, furono i regni di Saba, dei Minei, del Qataban, di Awsan e del Hadramawt. Non infrequentemente i regni etiopici, come quello di Axum, hanno invaso le aree sud-arabiche proprio per controllare in prima persona detta commercializzazione e avvantaggiarsene. Un'ipotesi ancor oggi ampiamente accreditata (malgrado alcune critiche più recenti) lega il sorgere economico e spirituale della cittadina higiazena di Mecca al traffico dell'incenso lungo la dorsale carovaniera araba (la via dell'incenso) che metteva in collegamento la regione yemenita di Najrān con le coste del Mediterraneo gravitanti sulla città palestinese di Ghaza.

L'uso liturgico dell'incenso è attestato fin dalle epoche più antiche in ordine al convincimento che agli dèi potessero essere graditi gli aromi non solo degli olocausti prodotti dalle carni delle vittime sacrificali ma anche di prodotti vegetali. Ancor oggi numerose religioni usano disporre stabilmente di questo prodotto per glorificare simbolicamente la divinità, mentre nei paesi arabi l'incenso conserva un ben preciso posto nella farmacopea popolare (ad esempio come espettorante, antisettico per mezzo di fumigazioni e inalazioni sfruttanti la gommoresina estratta dai rami e dalle foglie).

In Occidente, viene utilizzato l'olio aromatico estratto dalla resina gommosa. Nell'aromaterapia gli vengono attribuite proprietà rilassanti per la mente e per il corpo, oltre a quelle antisettiche, astringenti e antinfiammatorie. Viene consigliato nella cura dell'asma, del raffreddore, contro le rughe, l'ansia, la depressione.

Nel Vangelo secondo Matteo fu uno dei doni portati dai Re Magi al Bambino Gesù. Secondo la tradizione simboleggia la divinità di Cristo. Secondo la Bibbia l'offerta di incenso è un sacrificio di soave fragranza il cui buon odore giunge fino alle narici di Dio (Genesi 8, 21). L'alzarsi della nuvola d'incenso diventa simbolo della preghiera che si innalza fino a Dio (salmo 140, 2; Apocalisse di Giovanni 8, 3-5).

Attualmente il consumo di incenso è in forte contrazione; il periodo di più larga diffusione si ebbe negli anni '30 e '40 del secolo scorso. Una parte importante dell'incenso proveniva dalla Migiurtinia, territorio della Somalia Italiana e veniva commercializzato sul mercato di Aden.

venerdì 25 agosto 2017

Salmo 51 di pentimento

1 Al direttore del coro.
Salmo di Davide, quando il profeta Natan venne da lui, dopo che Davide era stato da Batsceba.
Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà;
nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti.

2 Lavami da tutte le mie iniquità
e purificami dal mio peccato;

3 poiché riconosco le mie colpe,
il mio peccato è sempre davanti a me.

4 Ho peccato contro te, contro te solo,
ho fatto ciò ch'è male agli occhi tuoi.
Perciò sei giusto quando parli,
e irreprensibile quando giudichi.

5 Ecco, io sono stato generato nell'iniquità,
mia madre mi ha concepito nel peccato.

6 Ma tu desideri che la verità risieda nell'intimo:
insegnami dunque la sapienza nel segreto del cuore.

7 Purificami con issopo, e sarò puro;
lavami, e sarò piú bianco della neve.

8 Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia,
ed esulteranno quelle ossa che hai spezzate.

9 Distogli lo sguardo dai miei peccati,
e cancella tutte le mie colpe.

10 O Dio, crea in me un cuore puro
e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo.

11 Non respingermi dalla tua presenza
e non togliermi il tuo santo Spirito.

12 Rendimi la gioia della tua salvezza
e uno spirito volenteroso mi sostenga.

13 Insegnerò le tue vie ai colpevoli,
e i peccatori si convertiranno a te.

14 Liberami dal sangue versato, o Dio, Dio della mia salvezza,
e la mia lingua celebrerà la tua giustizia.

15 Signore, apri tu le mie labbra,
e la mia bocca proclamerà la tua lode.

16 Tu infatti non desideri sacrifici,
altrimenti li offrirei,
né gradisci olocausto.

17 Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto;
tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato.

18 Fà del bene a Sion, nella tua grazia;
edifica le mura di Gerusalemme.

19 Allora gradirai sacrifici di giustizia,
olocausti e vittime arse per intero;
allora si offriranno tori sul tuo altare.

mercoledì 23 agosto 2017

Golia, evidenza storica di un caso di macrosomia

Molti sostengono la falsità o comunque la non attendibilità della Bibbia utilizzando esempi dell'Antico Testamento che appaiono assurdi o inverosimili. Uno di questi è il caso del "gigante" dei Filistei Golia:

Da Wikipedia:

Golia (in ebraico: גָּלְיָת - Ğoliyāț che significa: passaggio, rivoluzione) è un soldato, viene definito un campione, dei Filistei menzionato nella Bibbia famoso per la sua battaglia con Davide, re giudeo, che sarebbe avvenuta alla prima metà del X secolo a.C.

Racconto biblico:

Il gigante Golia e la sua battaglia contro Davide vengono descritte nel primo libro di Samuele 17. Ecco come viene presentato questo guerriero che, a prima vista sembra invincibile:

« Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. L'asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell'asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero. »   (1 Samuele 17,4-7)

Il racconto continua raccontando la sfida che Golia rivolge all'esercito di Saul. Nessuno degli ebrei osa accettarla eccetto il giovane Davide:

« Davide disse a Saul: Nessuno si perda d'animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo. »   (1 Samuele 17,32)
Infine il testo racconta come Davide lo abbatte con la fionda e con una pietra, e la decapitazione del suo cadavere:

« Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo. Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s'infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra. Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra e lo colpì e uccise, benché Davide non avesse spada. Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. »   (1 Samuele 17,48-51)


Famiglia:

La Bibbia fa riferimento ad un fratello di Golia, tal certo Lacmi, ucciso da Elcanan figlio di Iair in un'altra guerra contro i Filistei (Primo libro delle Cronache, cap. 20 vers. 5). La tradizione ebraica dà a sua madre il nome di Harapa, identificandola con ‘Orapaḫ moglie di Kilyon del Libro di Rut.

Curiosità mediche:

Vladimir Berguiner, neurologo dell'Università Ben Gurion del Negev, dopo alcune ricerche ha dichiarato che Golia soffriva di acromegalia; questo spiegherebbe la sua statura da gigante e i problemi di vista, e la conseguente vittoria di Davide.
La grandezza smisurata del corpo di Golia rispetto a quella del futuro re Davide, secondo alcune ricerche recenti di neuroscienze, sarebbe stata regolata dalla secrezione dell'ormone della crescita da parte del lobo anteriore della ghiandola pituitaria. Talvolta, infatti, secondo quanto scrive la ricerca, «il lobo anteriore diventa ipertrofico e produce una quantità eccessiva di ormone, che provoca dimensioni eccessive del corpo ed una notevole altezza». L'ipertrofia pituitaria provoca anche dei problemi nella visione normale. Secondo tale ricerca, pertanto, non solo si può affermare che Golia fosse così alto per una disfunzione ormonale, ma si può anche «ipotizzare che Davide riuscì ad atterrare Golia perché, quando raggiunse la linea di battaglia, il gigante non era più in grado di vederlo» (da Mark F. Bear, Barry W. Connors e Michael A. Paradiso, Neuroscienze, a cura di Clara Casco, Laura Petrosini e Massimiliano Oliveri, 3ª ed., Milano, Masson Elsevier, 2010, p. 322)

Dimensioni:

« Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. »   (1 Samuele 17,4)
La Bibbia narra l'altezza di golia in 6 cubiti e un palmo, tenendo presente che un cubito ebraico equivale a 44,5 cm, e un palmo, o spanna, di circa 22,2 cm, il gigante biblico doveva essere alto circa 289,2 cm (44,5x6+22,2=289,2), circa 17,2 cm più alto di Robert Wadlow. Secondo Flavio Giuseppe Golia era alto solo 4 cubiti greci e un palmo (208 cm).

« Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. »   (1 Samuele 17,5)

Il peso della corazza di Golia era di 5,000 sicli: considerando che un siclo pesava tra i 10 e i 13 grammi, il peso della corazza era all'incirca tra i 50kg e i 65kg.


Discussione:

Se teniamo conto delle possibili esagerazioni fatte dal biblista per dar maggior enfasi al testo, e se teniamo conto di quanto scritto sopra (curiosità mediche e testimonianza di Giuseppe Flavio), si può ragionevolmente ipotizzare che le dimensioni di Golia non fossero impossibili per l'epoca.

A riprova di quanto detto vale la pena di citare il testo del 21 agosto 2017 tratto dalla rivista Focus:

Macrosomia: il più antico caso di gigantismo umano proporzionato
I resti di Sa-Nakht, faraone della III dinastia, mostrano segni di macrosomia, ossia di gigantismo proporzionato: è forse la prima apparizione in assoluto di questa malattia.

I resti di colui che si presume essere stato Sa-Nakht, faraone dell'antico Egitto morto attorno al 2.700 a.C., conservano il più antico caso di gigantismo umano, secondo lo studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Zurigo (Svizzera), in collaborazione con colleghi australiani e olandesi, pubblicato su The Lancet.
 
Molti miti nascono attorno alla figura del gigante. Leggende epiche come quelle dei giganti norvegesi sono però probabilmente ispirate a una vera patologia: la macrosomia, una forma di gigantismo. Si tratta di una disfunzione abbastanza rara che si risolve attorno al ventesimo anno di età: provoca una crescita esagerata del corpo, fino al 15-20% in più rispetto a una persona normale ma corretta nelle proporzioni (a differenza dell'acromegalia, dove le proporzioni non sono rispettate), dovuta all'eccessiva produzione dell'ormone della crescita (somatotropina).
 
SUA ALTEZZA. Di Sa-Nakht si conosce poco: non è noto con esattezza quando ha regnato né quali erano i confini del regno. Non se ne conosceva il luogo di sepoltura fino ai primi del Novecento, quando un gruppo di archeologi trovò, nel sud del Paese, i resti di colui che successivamente è stato identificato come Sa-Nakht.

Sa-Nakht doveva essere alto 187 centimetri, davvero molto per un uomo di quell'epoca: «Gli studi sulle mummie egizie hanno mostrato che l'altezza media degli uomini di alto rango, in quell'epoca, era di circa 170 centimetri», afferma Michael Habicht, egittologo dell'Istituto di Medicina Evoluzionistica dell'Università di Zurigo e coautore della ricerca.
 
I re egiziani potevano però godere di una migliore alimentazione e quindi di salute migliore rispetto alla popolazione e agli stessi cortigiani: questo può avere influito sulla loro crescita fisica. È probabilmente il caso di Ramesses II (Ramsete), vissuto più di 1.000 anni dopo Sa-Nakht, che era poco più alto della media, 175 centimetri.

«Molte persone di bassa statura facevano però parte della corte reale», commenta Habicht. «Le ragioni di questa preferenza non sono note. I presunti resti di Sa-Nakht sono tuttavia stati trovati in una "tomba d'elite" e questo fa pensare che non ci sarebbero comunque stati pregiudizi sociali verso i casi di gigantismo.»
 
LA PRIMA VOLTA DEI GIGANTI. L'analisi delle ossa di Sa-Nakht hanno mostrato tracce di crescita esuberante, ossia chiari segni di gigantismo. È una scoperta importante, perché è finora «il più antico caso noto di questo disordine della crescita», affermano i ricercatori: nessun altro reperto contemporaneo o precedente ai resti di quest'uomo ha rivelato segni di macrosomia.

mercoledì 16 agosto 2017

Salmo 65 di lode e ringraziamento

1 Al maestro del coro. Canto. Salmo.
Acclamate a Dio da tutta la terra,

2 cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.

3 Dite a Dio: «Stupende sono le tue opere!
Per la grandezza della tua potenza
a te si piegano i tuoi nemici.

4 A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».

5 Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.

6 Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.

7 Con la sua forza domina in eterno,
il suo occhio scruta le nazioni;
i ribelli non rialzino la fronte.

8 Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;

9 è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.

10 Dio, tu ci hai messi alla prova;
ci hai passati al crogiuolo, come l'argento.

11 Ci hai fatti cadere in un agguato,
hai messo un peso ai nostri fianchi.

12 Hai fatto cavalcare uomini sulle nostre teste;
ci hai fatto passare per il fuoco e l'acqua,
ma poi ci hai dato sollievo.

13 Entrerò nella tua casa con olocausti,
a te scioglierò i miei voti,

14 i voti pronunziati dalle mie labbra,
promessi nel momento dell'angoscia.

15 Ti offrirò pingui olocausti
con fragranza di montoni,
immolerò a te buoi e capri.

16 Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.

17 A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.

18 Se nel mio cuore avessi cercato il male,
il Signore non mi avrebbe ascoltato.

19 Ma Dio ha ascoltato,
si è fatto attento alla voce della mia preghiera.

20 Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.